Acqua e spiritualità: il percorso di Alessandro Puccia
Tempo fa avevo incontrato Alessandro Puccia, il giovane artista che realizza bellissime foto con cristalli d’acqua. Mi aveva raccontato una prima parte della sua storia (vedi l’articolo Le acque guaritrici: l’arte di Alessandro Puccia). Mancava tuttavia una parte più intima e spirituale che mi aveva promesso per un secondo tempo. Ho colto l’occasione di un nuovo incontro per fargli completare il resoconto del suo affascinante percorso.
Durante la precedente intervista mi avevi parlato della malattia e della tua scoperta dei cristalli d’acqua. Mi avevi anche accennato a un percorso spirituale. Vorresti raccontarmelo ora?
Nella fase tra la diagnosi della malattia e la scelta di una terapia alternativa di cui ti ho parlato, c’è stato un momento di grande fede, nel senso che mi sono affidato a qualcosa che doveva essere un segnale più grande. Non ero in grado da solo di scegliere la terapia. Ci sono stati due episodi fondamentali legati alla Vergine Maria che poi ho approfondito nei miei studi sulle acque mariane. Il primo di questi momenti è stata la processione della Madonna di Fatima che passava vicino a casa mia. Io ero tornato da poco dall’ospedale, dopo la prima operazione. Mia nonna mi disse di accendere un cero sul davanzale e di lasciarlo acceso tutta la notte. Quella sera pregai intensamente, chiedendo che mi venisse indicata una via perché nessuna delle terapie di cui mi avevano parlato mi convinceva. Alcuni giorni dopo, una persona che conoscevo ma che non sentivo da tempo mi ha telefonato. Premetto che questa persona aveva il dono di un canale particolare con la Madonna. Nella telefonata mi disse che le era caduto il cellulare e che, quando lo aveva raccolto, sul display aveva visto il mio numero e aveva capito che mi doveva chiamare. Io le raccontai della mia malattia, le dissi che avevo subito un’operazione e che me ne avevano prospettata un’altra, seguita da un ciclo di chemioterapia. Lei mi disse di non preoccuparmi, che sarebbe andata in chiesa a pregare e a chiedere se la Madonna aveva un messaggio per me.
E ti fece avere un messaggio?
Infatti. Alcuni giorni dopo mi scrisse che la Madonna le aveva detto che ero guarito, che dovevo affidarmi ai medici ma con la consapevolezza di avere un corpo sano. A quel punto ho sentito che le mie preghiere erano state esaudite e che qualcuno mi stava ascoltando. A questo episodio ne sono seguiti altri. Ho fatto diversi cristalli con acque mariane e le ho anche bevute. Ho scoperto che in Italia vi son molti luoghi in cui è apparsa la Vergine ed è sgorgata l’acqua.
Ma tu hai parlato dell’incontro con un maestro, non è così?
Sì, infatti. Quando ho iniziato il percorso spirituale di crescita sentivo sempre il bisogno di trovare qualcuno che mi guidasse. Nel 2017 partecipai per caso a uno Yagna, una cerimonia indiana di offerta e purificazione con fuoco che si teneva vicino a casa mia. La cerimonia era organizzata da un gruppo di persone legate a un maestro indù chiamato Paramahamsa Vishwananda. Lì sentii per la prima volta parlare di lui e ne parlavano come di un essere eccezionale. Io, pur restando abbastanza scettico, decisi di andare a conoscerlo. L’amica che mi aveva invitato mi parlò di un festival che si teneva di lì a un mese nell’ashram del Maestro, in Germania, nella regione della Foresta Nera. Mi disse che questo festival, chiamato Just Love Festival era un’occasione bellissima di ascoltare musica, di partecipare ad attività di crescita personale e che attirava persone da tutto il mondo. Così decisi di andare. Mi iscrissi ad un gruppo in Telegram in cui le persone si organizzavano per gli spostamenti dicendo che partivo da Varese e che ero pronto a condividere l’auto con altre persone. Nel giro di un pomeriggio avevo la macchina piena. L’esperienza è stata bellissima, il festival mi è piaciuto moltissimo, ma tutti erano concentrati sul Maestro che a me, in quell’occasione, non era piaciuto per niente.
Per quale motivo?
Mi era sembrato molto rigido e lo avevo visto riprendere severamente alcuni suoi suoi discepoli.
Ora, poche settimane dopo, come per rispondere alla mia domanda, venne a Milano un suo discepolo che tenne una conferenza in una libreria. Quando fu il momento delle domande, io gli sottoposi le mie perplessità e lui mi rispose che non avevo ancora riconosciuto la grandezza del Maestro e che quello che a me sembrava un modo rigido di comportarsi in realtà era un insegnamento per i discepoli. Passò un anno durante il quale partecipai agli incontri Om Chanting legati al suo movimento e mi inserii piano piano nel gruppo. Nel frattempo ero molto incerto per quanto concerneva la mia arte. Avevo stampato delle immagini su tessuto, avevo l’idea di commercializzarle, ma non volevo raccontare anche la mia storia. Tutti i progetti a cui mi ero dedicato cadevano. In quel momento ebbi l’intuizione di fare arte e di raccontare come ero arrivato a scattare quelle immagini. Avevo iniziato a togliere il fondo nero ad alcune immagini e a stamparle su fondo bianco prima di colorarle. Ne avevo realizzate tre e mi ero reso conto che quei cristalli erano diventati dei veri mandala. Decisi di andare anche quell’anno al Just Love Festival, pur essendo molto occupato dalle mie incertezze sull’attività artistica.
Anche quella seconda volta il Festival mi piacque molto, ma non provai nulla per il Maestro. Tanto che quando passava, io non riuscivo a inginocchiarmi come gli altri. L’ultimo giorno, mentre facevo colazione, sempre la stessa amica che mi aveva convinto ad andare al Festival la prima volta, mi consigliò di partecpare al Prasad, ossia alla distribuzione del cibo reso sacro dall’offerta e dal tocco da parte del Maestro. Mi disse inoltre di portare nel mio cuore una domanda alla quale il Maestro avebbe risposto. Decisi che quella sarebbe stata la prova. Pensai di portare una bottiglietta d’acqua per chiedergli di benedirla. Nell’ashram non si usa denaro. Tutti hanno una cash-card che caricano e pagano con quella. Andai a comprare la bottiglietta in uno stand tenuto da una donna che vendeva acque con frequenze diverse. Al momento di pagare la mia carta non funzionò. Vedendo che avevo fretta, la donna gentilmente mi disse di prendere l’acqua e di tornare a pagare in seguito. Andai quindi con l’idea di chiedere che cosa dovevo fare con i cristalli. Quado fui davanti al Maestro non percepii nulla. Molto deluso, tornai dalla donna a pagare la bottiglietta. Questa volta la carta funzionò e iniziai a parlare con lei, cosa che non avrei fatto prima per mancanza di tempo. Scoprii così che, come me, si era ammalata di tumore ed era guarita prendendo delle acque particolari. Inoltre mi raccontò che veniva da Sidney e che aveva soggiornato a Londra prima di venire all’Ashram in casa della sua migliore amica che era una critica d’arte di Varese che viveva tra l’Inghilterra e l’Italia e a Varese stava a due passi da casa mia! Così ho capito che il Maestro mi aveva letto nella mente e mi aveva mandato le risposte in un modo “indiretto”. Da lì ho iniziato un percorso spirituale segnato da episodi sensazionali.
Potresti raccontare i più salienti?
Volentieri. Dopo aver ricevuto da lui la risposta che attendevo, decisi di diventare organizzatore Om Chanting, ossia di riunire le persone della mia zona per cantare il sacro suono dell’Om che ha vibrazioni molto potenti. Seguii un corso e diventai organizzatore Om Chanting. Alla fine dell corso mi dissero che potevo andare a prendere la benedizione dal Maestro. Così tornai in Germania e seppi che potevo prendere due Darshan, ossia potevo partecipare a due incontri durante i quali lui mi avrebbe guardato negli occhi. Durante il secondo Darshan, ero agitatissimo e avevo portato una boccettina d’acqua nella speranza che la benedicesse. Mentre ero in fila mi accorsi che la boccetta era vuota. Nonostante l’imbarazzo, decisi di andare a riempire la boccetta e tornai nella fila. Quando arrivai davanti a lui, il Maestro mi domandò: “Che cosa hai in tasca?” Gli dissi che era dell’acqua e che speravo che lui la benedicesse. Lui la prese e se la mise davanti al cuore. Fu un momento molto emozionante. Quando tornai a casa iniziai a bere l’acqua che diluivo con altra acqua per rinnovarla e mantenerla. Feci anche degli scatti dei cristalli.
A febbraio sentii il bisogno di tornare da lui. Così andai a un Darshan e portai lo scatto del cristallo dell’acqua che lui aveva benedetto. L’immagine che ne era derivata assomigliava molto a un medaglione che portava al collo proprio la sera che mi benedì l’acqua durante il Darshan. Gli diedi la cartolina con una dedica. Lui mi disse che ci saremmo rivisti quella notte. Io non pensavo che ci saremmo incontrati materialmente, credevo che sarebbe venuto nei miei sogni, ma una donna che era presente mi disse che sicuramente mi avrebbe parlato durante l’incontro che avrebbe avuto luogo dopo il Darshan. Infatti dopo il Darshan tutti si riunirono in una hall e verso le tre di notte lui arrivò. Appena entrato, indicò me e altre due persone, che, uno dopo l’altro, poterono avere un incontro privato con lui in una saletta contigua. Io ero il secondo. Quando arrivai davanti a lui, mi chiese chi ero e io gli raccontai la mia storia. Lui mi disse che per mantenere il corpo in armonia dovevo cercare le frequenze giuste per me. Poi mi chiese di porgergli le mani e ad un certo punto sentii che tenevo tra i palmi un oggetto caldissimo. Era uno Shiva Lingam cristallino.
Che cos’è?
Si tratta di un oggetto ovoidale, una rappresentazione di Shiva, ed è molto venerato dalla religione induista. In seguito ricevetti le istruzioni su come usarlo, soprattutto per energizzare l’acqua.