Core Energetica: riscoprire la fonte della propria creatività
Ci sono molti modi di conoscere meglio se stessi e di lavorare per esprimere al meglio ciò che siamo. In questa intervista ci occupiamo di Core Energetica, un metodo creato dallo psichiatra americano John Pierrakos (1921-2001). Silvia Rissone Gatti ci parla del percorso, sempre diverso da persona a persona, che la Core Energetica propone a chi l’approccia.
Silvia, secondo te, qual è in due parole lo scopo della Core Energetica?Lo scopo basilare della Core Energetica è quello di andare oltre la superficie, di penetrare la maschera, ossia la facciata che mostriamo solitamente agli altri e che blocca la creatività. Per fare ciò dobbiamo riconoscere i sentimenti negativi come paura, rabbia, dolore, distruttività… Andando oltre, arriviamo alla ferita originale, per giungere poi, tramite l’accettazione incondizionata delle varie parti di noi stessi, al Core finale che è la nostra essenza.
La Core Energetica non è un metodo psicologico in senso classico?
Assolutamente no. La Core coinvolge tutti i livelli: corpo, emozioni, mente, volontà e sé spirituale. Lavoriamo soprattutto con il corpo con il movimento e con la respirazione per sbloccare l’energia vitale. La respirazione è un mezzo potentissimo di connessione con le emozioni. Ma prima bisogna avere un corpo radicato. Quindi il primo passo è quello di portare il corpo verso la terra.
La Core Energetica rimuove anche i blocchi fisici?
Certo, il corpo così come la psiche, sviluppa delle difese che ci impediscono di camminare nella vita. Se ho un bisogno profondo di mutare ma temo di farlo, troverò mille pretesti per rimanere come sono. Tirerò in ballo il lavoro, la famiglia e da ultimo potrò anche sviluppare qualche sintomo fisico, come per esempio un mal di schiena che limiterà i miei movimenti. Oppure mi verranno attacchi di emicrania ogni volta che avrò il tempo di rilassarmi e quindi di sentire il mio disagio di fondo.
C’è un lavoro con la parola oltre al lavoro sul corpo?
La parola è importantissima. Serve a capire il lavoro sul corpo. Dopotutto abbiamo un cervello per qualche cosa. Bisogna però essere consapevoli che esiste qualcosa oltre la mente.
Ci sono degli esercizi con la parola?
Sì, ci sono esercizi che mirano a sbloccare le emozioni: è proprio attraverso la parola che si esprimono i propri bisogni, quelli veri e profondi, nonché la propria verità, seppur a volte poco piacevole e per questo spesso repressa. Accompagnamo il cliente ad andare oltre la risposta stereotipata ed entrare nel vero stato dell’essere.
Come si svolgono le sedute? Segui un protocollo standard o cambi da persona a persona?
Ogni persona è stupendamente unica e quindi non posso preparare le sedute in anticipo. Il protocollo iniziale, semmai, consiste nella lettura del corpo, nell’ascolto e accoglimento del cliente con quello che c’è, senza giudizio e nel creare una relazione sana in cui vi sia fiducia.
Cosa intendi per lettura del corpo?
La lettura richiede che il cliente indossi indumenti leggeri che permettano di vedere la forma del corpo, perché da quella si possono dedurre tante cose, non da ultimo il tipo di ferita, o di ferite, che stanno alla base dei blocchi. Naturalmente ne faccio partecipe il cliente. Lavoriamo insieme. Notiamo per esempio se ci sono parti del corpo collassanti e altre particolarmente toniche o sviluppate.
Ogni morfologia corrisponde a una ferita?
A grandi linee, si. Diciamo che è il punto di partenza per il lavoro. Però è importante sottolineare che abbiamo a che fare con delle persone e non con delle ferite, nel senso che poniamo la persona al primo posto.
Come si procede, visto che quasi tutti hanno più di una ferita?
Intanto si parte dal bisogno della persona, da ciò che ci porta; in linea di massima si prende come riferimento la ferita più evidente e si comincia a lavorare su quella, comunque con grande flessibilità. La Core è creativa e non ci sono regole fisse. Esistono però esercizi specifici per ogni tipo di corpo. Gli esercizi per un corpo magro sono diversi da quelli per un corpo pesante. Per esempio un corpo che trattiene l’energia avrà bisogno di muoversi e di scaricare, mentre chi di energia non ne ha, o poca, avrà bisogno di cure particolari e di un lavoro più sottile, quindi gli esercizi tenderanno a “riportarla a terra”e a rinforzare il sistema.
Da che cosa derivano le ferite?
Dalle più disparate esperienze infantili, comprese quelle che non sono necessariamente drammatiche. Basta che il bambino ne venga colpito. Faccio un esempio: due bambini disubbidiscono ai genitori e vengono sgridati. Uno di loro non sarà minimamente turbato, mentre l’altro ne sarà sconvolto. La sola differenza è che il secondo bambino è stato toccato nella sua ferita, mentre il primo no.
Per aiutare il cliente a sbloccare le emozioni la Core Energetica ricorre a vari esercizi, a volte con il supporto di oggetti quali cuscini, materassi, cubi di gomma morbida, eccetera.
Gli oggetti servono a facilitare l’apertura del corpo e lo scorrere dell’energia vitale, come ad esempio il rullo permette di allargare il torace e di aprire il cuore, il cubo invece, percuotendolo in vari modi, consente di sfogare la rabbia. In ogni caso gli oggetti favoriscono il movimento che è fondamentale nella Core Energetica.
Ci sono delle tappe particolari nel corso della terapia?
In linea di massima dopo cinque sedute dovrebbe avvenire un passaggio, che può essere una presa di coscienza, una maggiore consapevolezza, un nuovo modo di porsi nella vita, un uscire dai comportamenti standard che tengono confinati. In un certo senso si abbandona la “comfort zone” che però è anche una prigione.
In seguito la terapia procede andando sempre più in profondità. A volte si tornano a fare gli stessi esercizi o a parlare delle stesse cose, ma con una consapevolezza diversa, perché ora la persona ha gli strumenti per osservarsi con distacco e non è più accecata dal suo coinvolgimento nella situazione.
Solitamente chi sono coloro che intraprendono una percorso di autoconoscenza?
La partenza deriva solitamente dal fatto di stare male e di essere infelici, o anche di avere subito un trauma. Si tratta di persone che hanno un problema specifico, per esempio il fatto che non riescono a trovare un compagno o una compagna. Altre sanno di avere una determinata qualità ma non riescono a sfruttarla, quindi in un certo senso hanno l’impressione di non vivere pienamente. Altre ancora hanno una situazione famigliare o professionale difficile ma non sanno come sbloccarla. Per me una delle cose più belle di questo lavoro è che non si può prevedere nulla, né da parte mia, né da parte del cliente. Io non so chi arriva e che cosa mi porta, ma spesso anche il cliente scopre che il problema che credeva di dover risolvere in realtà ne nascondeva un altro.
Noti ancora molte paure rispetto a un lavoro su di sé?
Si, bisogna ammettere che il lavoro su di sé fa paura, ma direi che fa più paura prima di cominciare. Quando si fanno le prime sedute, si capisce che il terapeuta accompagna ma non porta dove non si vuole andare. Questo è un ambiente protetto dove si possono esprimere liberamente le proprie emozioni, coi propri tempi.
Ci sono persone che non cambiano nonostante il lavoro?
Certo! C’è di tutto. E’ come seminare. Solo che nella Core il raccolto non dipende dalla meteo o da qualcun altro che si occupa della piantina seminata, bensì dalla volontà e dalla tenacia di chi inizia il percorso. E’ proprio nelle sue mani.
Quanto dura solitamente una terapia?
È difficile rispondere. Dipende, come dicevo prima, dalla persona, dal tipo di problema, da dove il cliente desideri andare e dall’impegno in tempo, energia e denaro che ognuno decide di impegnare per la propria trasformazione, che può essere superficiale (ma non per questo meno importante) sino a raggiungere livelli di consapevolezza ed evoluzione notevoli.
A che età si comincia un lavoro solitamente?
Si può cominciare a vent’anni come a sessanta. Chiaramente il modo di procedere è diverso. Un ventenne va guidato e il lavoro sarà più di tipo educativo. Chi è più grande va trattato con riguardo avendo alle spalle una storia più lunga e considerato il minor tempo a disposizione per cambiare. Se si può parlare di età ideale, direi tra i 30 e i 50 anni. Ma ripeto è tutto oltremodo relativo.
Puoi lavorare anche con amici?
No, per tutta una serie di motivi è davvero sconsigliabile. Esiste un processo chiamato transfert che diventa molto difficile quando il cliente conosce il terapeuta, specialmente quando si raggiungono temi sensibili. Anche in questo caso, comunque, ci sono delle eccezioni come ad esempio una o qualche seduta di prova oppure nel caso di un’emergenza.
Quando hai deciso di diventare terapeuta a tua volta?
Dopo circa due anni di lavoro con la Core Energetica ho deciso di intraprendere la formazione, ma da subito ho sentito che faceva per me e che non l’avrei più mollata.
Ci sono dei motivi particolari oltre al fatto che il metodo ti piace e che sei una persona accogliente, empatica e perspicace?
Per me è un modo di rendere alla vita il grande regalo che ho ricevuto. Vorrei che tutti potessero avere l’opportunità di fare le scoperte che ho fatto io. Scoprirsi vivi, sentire e apprezzare la propria energia vitale, darle spazio e voce è davvero impagabile. Non posso non aggiungere che la Core mi ha permesso di trovare il coraggio di tenere il cuore aperto e di andare verso il mio piano di vita, incontro alla felicità.