La coscienza sopravvive alla morte

La coscienza sopravvive alla morte

Lo psichiatra Jim B. Tucker
durante il suo intervento


Ricordare un’incarnazione precedente non è privilegio esclusivo del futuro Dalai Lama o di monaci buddisti di alto rango. Esistono in tutto il mondo bambini che, nei primissimi anni di vita, ricordano chiaramente di essere stati qualcun altro in un’incarnazione precedente.

Jim B. Tucker (nella foto durante  il congresso della IAC a Miami) psichiatra infantile statunitense, attivo nel dipartimento di psichiatria e neuroscienze comportamentali dell’Università della Virginia dedica una parte del suo tempo a studiare simili casi. Fin dai primi anni della carriera, oltre ad esercitare la psichiatria clinica, Tucker collabora infatti con Ian Stevenson, uno psichiatra di origine canadese che dirige per conto dell’Università della Virginia un progetto di ricerca su i casi di bambini che ricordano vite precedenti. Dalla morte di Stevenson, nel 2007, Tucker gli è succeduto alla direzione del progetto.

Il dottor Tucker ha viaggiato in tutto il mondo, e in particolare in Asia, per incontrare bambini che affermano di ricordare vite passate e in certi casi mostrano segni fisici corrispondenti alle ferite della precedente incarnazione.

Jim B. Tucker è autore di due libri in cui racconta i punti più salienti di alcune sue indagini sulla reincarnazione: Life Before Life: A Scientific Investigation of Children’s Memories of Previous Lives (La vita prima della vita: un’indagine scientifica sui ricordi infantili di vite precedenti) dedicato a una serie di casi studiati in Asia e Return to Life: extraordinary cases of children who remember past lives (Ritorno alla vita: casi straordinari di bambini che ricordano vite passate), che riporta invece quasi esclusivamente casi scoperti negli Stati Uniti. In italiano è uscito da Sperling e Kupfer  Il bambino che visse due volte.

Inoltre le ricerche di Jim B. Tucker hanno attirato l’interesse della stampa e più di una volta sono state al centro di articoli e trasmissioni televisive.

Il dottor Tucker ha tenuto una relazione al recente congresso dell’IAC (International Academy for the study of Consciousness) che si è svolto nel maggio scorso a Miami (Florida). Gli abbiamo posto alcune domande sul suo lavoro.

Dottor Tucker, lei ha studiato casi di bambini che ricordano vite passate e questo sia in paesi in cui la credenza nella reincarnazione è diffusa e fa parte della cultura dominante, sia invece in paesi come gli Stati Uniti, dove questa credenza non è accettata a livello collettivo. Che differenza ha riscontrato tra queste due realtà come ricercatore?

Ovviamente è più facile trovare casi di bambini che ricordano vite precedenti in paesi in cui la reincarnazione fa parte del credo collettivo. Questo soprattutto perché le famiglie sono molto più disposte a parlare apertamente dell’argomento. Fortunatamente negli ultimi tempi, grazie a internet, anche le famiglie americane sanno come trovarci. È vero che i casi sembrano più numerosi nei paesi in cui si crede nella reincarnazione, tuttavia non sono in grado di dire se esista veramente una differenza numerica tra i casi da una cultura all’altra.

Certe scuole esoteriche occidentali insegnano che deve trascorrere un dato periodo di tempo tra una reincarnazione e l’altra. Al contrario, nei casi da lei descritti, l’intervallo tra la fine di una vita e l’inizio di quella nuova è sempre breve, a volte brevissimo e in un caso addirittura la morte del primo soggetto avviene dopo la nascita del bambino che sarà la sua nuova incarnazione. Secondo lei, quali sono le regole che presiedono alla reincarnazione, ammesso che ce ne siano?

Non mi sento di dire se esistano regole per la reincarnazione né quali possano essere. È esatto che nei casi da noi studiati l’intervallo è sempre breve, a volte brevissimo. Ma non dimentichiamo che si tratta sempre di persone morte giovani e spesso di morte violenta. Non so se siano rappresentative per il normale processo di reincarnazione.

In uno dei casi da lei descritti nel libro “Return to life” il bambino afferma di essere tornato in questo mondo perché nella vita precedente non si era occupato dei propri figli e ora voleva essere un padre migliore. Lei pensa che tutti ci reincarniamo con uno scopo?

Non saprei. Penso che in generale tutti noi dobbiamo trovare uno scopo nella vita, ma non posso affermare che ci reincarniamo con un obiettivo predefinito.

La sua ricerca ha influenzato le sue credenze sulla morte e la vita dopo la morte?

Sì, mi sono convinto che c’è qualcosa oltre all’universo fisico. Secondo me esiste anche una dimensione della coscienza che è indipendente dalla realtà materiale. Credo che la coscienza continui a esistere anche dopo la morte del cervello fisico cui è collegata.

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