Il mistero di Giovanna d’Arco
Quella di Giovanna d’Arco è una delle figure più misteriose e affascinanti della storia francese ed europea. La sua vicenda ha ispirato molti ricercatori, registi e scrittori. Un grande poetessa italiana, Maria Luisa Spaziani le ha dedicato un romanzo in versi. Per la storia ufficiale Giovanna era un’umile pastorella che, ispirata da voci angeliche, si sarebbe trasformata in condottiero, scacciato gli occupanti inglesi da buona parte del territorio francese e avrebbe messo sul trono re Carlo VII. In seguito sarebbe stata catturata dal nemico, giudicata come strega e bruciata sul rogo a Rouen il 30 maggio 1431. Ma l’epopea di Giovanna, detta la Pulzella d’Orléans, non finisce qui, perché nel 1920, Benedetto XV proclamò santa l’eretica condannata dalla Chiesa nel Quattrocento. Questa vicenda già piuttosto ricca di enigmi e colpi di scena, si è ulteriormente complicata negli ultimi decenni quando alcuni storiografi, hanno espresso dubbi sulle presunte umili origini di Giovanna. Secondo certi studiosi la Pulzella sarebbe nata in una famiglia benestante, mentre per altri sarebbe stata addirittura una sorellastra illegittima di Carlo VII. Tutti questi critici affermano comunque che Giovanna sarebbe stata salvata in extremis dal rogo e si sarebbe addirittura sposata con un nobile. In questa intervista la scrittrice Sabina Marineo, titolare del sito www.storia-controstoria.org e autrice del saggio “Giovanna d’Arco – Una donna, due vite”, risponde ad alcuni interrogativi sulla vicenda della Pulzella.
Chi era veramente Giovanna? Ti sembra credibile che sentisse le voci di San Michele e di altri santi?
Quello delle “voci” è un grande mistero destinato a restare tale. Quando parliamo di Giovanna, dobbiamo innanzitutto considerare l’epoca in cui è vissuta. Siamo nel pieno della Guerra dei cent’anni, in un Paese devastato da battaglie, conflitti, assedi, saccheggi, violenze di ogni tipo. Giovanna era una ragazza di campagna cresciuta da una donna semplice e sicuramente religiosa, in un mondo in cui le credenze contadine delle fate e degli olmi incantati si fondevano con la messa e le preghiere alla Madonna. Ciò che a noi oggi pare assurdo potrebbe essere stato possibile nella mente di Giovanna. Può essersi trattato di allucinazioni dovute a fanatismo religioso. I paesani hanno descritto la ragazza come estremamente devota. Poi c’è un’altra teoria meno spirituale e più pragmatica. Forse le “voci” di cui Giovanna parla negli atti dei processi erano una metafora della ragazza per definire i suoi sostenitori segreti, coloro che certamente hanno supportato l’immagine della vergine salvifica senza dare nell’occhio, aiutandola a raggiungere vette che un’altra ragazza probabilmente non avrebbe mai potuto raggiungere. Mi riferisco a udienze private con il re, accesso ad armi, cavalli, vessilli ed altre cose che, all’epoca, erano retaggio esclusivo della nobiltà.
Infatti prima ancora che Giovanna si manifestasse esisteva già la leggenda di una vergine guerriera che avrebbe salvato la Francia…
Sì, proprio così. L’ascesa di Giovanna in quanto vergine salvatrice è stata il frutto di un piano ben organizzato. Già prima della sua apparizione ufficiale si raccontava della sua esistenza. Si preparava il terreno. Dobbiamo pensare che all’epoca almeno una ventina di personaggi aveva tentato di percorrere la medesima via impervia di profeta salvifico. Giovanna non era la sola e nemmeno la prima. Anche gli altri si proclamavano inviati da Dio. Alcuni di loro avevano ottenuto il consenso popolare, ma nessuno di loro è riuscito a intrattenersi a quattrocchi con il re. Solo Giovanna. Perché la sua venuta era attesa da tempo. Jolanda d’Aragona, la regina dei quattro regni, aveva provveduto a spargere la voce anticipatamente. Jolanda era la suocera di re Carlo, la sua protettrice e una delle figure più influenti sullo scacchiere politico francese del tempo. Lavorava nell’ombra a colpi di diplomazia e matrimoni ben combinati per restituire a Carlo VII il trono usurpato dagli inglesi, per assicurare la Francia alla dinastia angiovina. Se ci concentriamo sul personaggio di Jolanda, ci rendiamo conto che la sua presenza segue l’ascesa di Giovanna d’Arco dall’inizio alla fine. Lei è sempre presente – o chi per lei, come all’incoronazione di Reims – nei momenti più salienti dell’epopea della Pulzella.
È questa leggenda della vergine salvatrice che spinse Carlo VII a riceverla e a fornirle i mezzi per scacciare gli Inglesi?
Penso che Carlo VII sia stato preparato da Jolanda d’Aragona. Lo storico Olivier Bouzy ha scritto che il conte Jean de Dunois, personaggio di spicco alla corte di re Carlo, aveva già sentito parlare di Giovanna ancor prima che quest’ultima raggiungesse Chinon e incontrasse per la prima volta il sovrano. Aveva sentito parlare di una vergine che avrebbe liberato Orléans dall’assedio nemico. Com’è possibile tutto ciò, se ancora Giovanna non aveva parlato con il re? Se non aveva ancora ricevuto armi, uomini e cavalli? Ritengo che Carlo fosse già stato informato sul piano di Jolanda e fosse pronto a ricevere la Pulzella.
Le vittorie ottenute dalle sue truppe sono da attribuire al lei o ai generali che la affiancavano?
Dal punto di vista strategico, sicuramente ai generali. Giovanna era estremamente emozionale, impulsiva. Ma è chiaro che la figura di Giovanna, genuinamente convinta del suo ruolo di salvatrice per intercessione di Dio, abbia rivestito un ruolo importantissimo nell’immaginario delle truppe. Quella ragazza coraggiosa avvolta da un’aura di santità che si gettava nella mischia sventolando il vessillo di Gesù e della Madonna e urlando improperi contro il nemico, di certo impressionava parecchio. Tanto più che Giovanna era stata istruita sull’arte della guerra. Fin troppo spesso si tace il fatto che la ragazza fosse in grado di cavalcare egregiamente indossando l’armatura, cosa che non si poteva imparare da un giorno all’altro bensì dopo anni di allenamento, e di maneggiare lancia e spada. Leggendo le testimonianze dei suoi compagni d’armi, si capisce che il fervore e la temerarietà di Giovanna dovevano essere contagiosi.
Perché venne abbandonata dopo l’incoronazione a Reims?
Perché a quel punto non serviva più. Anzi, cominciava a essere troppo ingombrante. Giovanna ormai si era abituata alla guerra. Si sentiva a suo agio tra le file dei cavalieri, alla testa delle sue truppe. Questo ruolo le piaceva. Inoltre voleva ardentemente che si avverasse l’ultima parte della profezia della vergine salvifica, quella che vedeva lei, la Pulzella, liberatrice di Parigi. Il sogno di Giovanna era quello di riconquistare subito la città. Si avventò su Parigi disobbedendo agli ordini del re. Ma il tentativo si rivelò una catastrofe. E Jolanda d’Aragona riteneva che fosse giunto il momento delle trattative. Si cercò di accontentare la Pulzella conferendo un titolo nobiliare a lei e a tutta la sua famiglia, riempiendola di regali a corte, ma lei fremeva per tornare sul campo di battaglia. Alla fine il re si cavò dall’impiccio mandandola a combattere nella campagna della Loira. E qui, a Compiègne, la ragazza cadde prigioniera dei Borgognoni. A questo punto, nessuno aveva più interesse a liberarla. L’unico che fece un tentativo fu il suo ex compagno d’armi La Hire. Senza successo.
Che cosa ti fa credere che Giovanna non morì sul rogo e che al suo posto venne bruciata un’altra ragazza?
Una documentazione esistente ma spesso volutamente ignorata. Mi rendo conto che sarebbe difficile tenere nella dovuta considerazione tali documenti, perché ciò andrebbe a intaccare il personaggio sacro di Giovanna. Stiamo parlando della patrona della Francia, di una figura di spicco tra i santi della Chiesa Cattolica. È impensabile affermare che non è morta sul rogo e che ha continuato la sua esistenza dopo essersi sposata, come una ricca nobildonna di campagna. Eppure ci sono testimonianze che parlano chiaramente di una riapparizione della Pulzella nel maggio del 1436, vale a dire a soli cinque anni di distanza dal processo e dalla morte sul rogo. Si potrebbe replicare che non sarebbe la prima volta che un personaggio celebre, amato e carismatico come lei, fosse avvistato da qualche parte dopo la morte. Si crede sempre volentieri alla rinascita di un eroe. Ma ci sono diversi fatti importanti che lo attestano, tra cui le testimonianze dei suoi stessi fratelli che hanno trascorso del tempo insieme alla ragazza nel maggio del 1436, e di molte altre persone che hanno conosciuto bene Giovanna d’Arco prima del rogo e che l’hanno riconosciuta dopo il rogo anch’esse. Non abbiamo soltanto testimonianze francesi, ma anche tedesche, dalla città di Colonia.
Maria Luisa Spaziani fa morire Giovanna nell’incendio del suo castello per una sorta di fatalità che la vedeva destinata alle fiamme. Si tratta di una licenza poetica o della verità?
Penso si tratti di una licenza poetica, dato che ben poco sappiamo della vita di Giovanna dopo il rogo, di Jeanne des Armoises. E tuttavia pare che la ragazza abbia sposato il nobile Robert des Armoises nella città di Metz e che la sua vita sia trascorsa tranquilla insieme a lui, principalmente nel loro palazzo di Metz e nel castello di Jaulny, dove si trovava un tempo anche un ritratto dei coniugi.
Come mai Roma la santificò?
Questo bisognerebbe chiederlo alla Santa Sede. Lancio una provocazione: se la Chiesa Cattolica ha fatto di lei una pastorella ignorante e illuminata, in realtà Giovanna, se pur ragazza di campagna, era nata in una famiglia benestante, era istruita nell’uso delle armi, cavalcava divinamente, e forse era pure in grado di leggere e scrivere (anche se questo è un punto molto dibattuto).
Che cosa pensi dell’amicizia tra Giovanna e Gilles de Rais, un personaggio che la storia ci ha dipinto come un mostro, tanto da ispirare a Perrault la figura di Barbablù?
Un aspetto singolare, inquietante. Sappiamo che tra i due vi fu veramente una grande amicizia, soprattutto de Rais ammirava Giovanna. Sappiamo anche che l’immagine del maresciallo com’è dipinta oggi, quella di orrendo pedofilo e killer seriale, pare aver trovato riscontro storico. Però dobbiamo anche pensare che il rapporto con Giovanna risale a un’epoca in cui ancora non si parlava delle misteriose sparizioni di ragazzini innocenti. Quindi è probabile che Giovanna non abbia conosciuto il lato più torbido del nobile amico. Del resto i compagni d’armi della Pulzella non erano di certo esempi di rettitudine. Non stiamo parlando dei mitici cavalieri della Tavola Rotonda, tutti onore e lealtà. Si trattava piuttosto di prepotenti signori, abituati a prendere con la forza ciò che volevano, senza farsi troppi scrupoli. E proprio qui sta il mistero del carisma di una ragazza che, vestita da uomo, riusciva non solo a tenere a bada elementi di tale fatta, ma si permetteva addirittura di rimproverarli e di percuoterli con il bastone quando bestemmiavano, quando frequentavano le prostitute che seguivano le truppe in cerca di denari facili.