“La paura serve per esercitare un potere. Basta misurarsi con la paura, giorno dopo giorno, riconoscerla e sconfiggerla”

“La paura serve per esercitare un potere. Basta misurarsi con la paura, giorno dopo giorno, riconoscerla e sconfiggerla”

Intervista a Pietro Ratto, scrittore, saggista, filosofo, insegnante e musicista italiano

a cura di Natascia Bandecchi

“Esiste un solo bene, la conoscenza, ed un solo male, l’ignoranza” potrei bullarmi tantissimo ed affermare che tale pensiero di sopraffina qualità intellettuale sia mio ma, sia mai che inizi a scrivere un incipit dell’intervista che state per leggere, con una menzoga. Il padre di tale affermazione è il filosofo greco Socrate, uno dei massimi esponenti della filosofia definita occidentale. A proposito di conoscenza, e di come abbracciarla possa essere un passo verso la libertà, sabato 13 luglio, in una fresca sala multiuso di Paradiso, ho seguito con profondo interesse una conferenza dello scrittore, saggista, filosofo (e la lista continua) Pietro Ratto. L’incontro è stato organizzato dalla Libreria Libera di Lugano (libreria che ha da poco aperto i battenti all’angolo di Via Frasca con Corso Elvezia 5). Nella ricca bibliografia di Pietro Ratto si trovano una trentina di approfondimenti d’inchiesta sapientemente scritti dall’autore piemontese. Sono più che altro libri che affrontano temi non molto (o per niente) trattati dai media mainstream perché spinosi e perché – a qualcuno – non conviene che la gente conosca i retroscena di certi avvenimenti. Pagine ricche di studio, eventi storici, approfondimenti, ricerca e conoscenza che costellano le opere di Pietro Ratto che spaziano dalle “famiglie potenti che governano il mondo al rapimento Moro passando per le cronache di una pandemia, attraversando il lobbying, la scuola e l’educazione, l’universo di Wikipedia fino ad arrivare alla sua ultima pubblicazione “I Frescobaldi e gli altri”. Incontro Pietro Ratto all’indomani della conferenza dopo aver bevuto un caffè baciati dal
sole in riva al Lago di Lugano.

Durante la tua conferenza, dopo quasi 2 ore di interessante viaggio attraverso la storia e fatti accaduti nel tempo, hai affermato: “La storia è un presente passato.” Partiamo da qui!
C’è un grande filosofo danese, poco trattato a scuola, Søren Kierkegaard che, nel suo libro “Le briciole filosofiche” ad un certo punto affronta proprio la questione del passato e si rifà ad Hegel che diceva, sintetizzando: “possibilità più realtà producono necessità”. Questo vorrebbe dire che tutto ciò che é possibile diventa reale e, quello che diventa reale, diventa
necessario. Questo significa che tutto ciò che avviene nella storia dovrebbe essere considerato necessario, nel senso che ormai si è verificato. Kierkegaard però afferma che non è così e cioè che, ciò che è necessario non diviene necessario, lo è sempre. Quindi, sappiamo che qualsiasi evento storico non può essere modificato perché appartiene al passato, ma il fatto
che sia immodificabile non implica che sia necessario. In poche parole possiamo definirlo scontato. In realtà qualsiasi evento storico conserva dentro di sé quel fermento ancora di vita, di anelito alla libertà, di lotta, di progettualità, di sacrificio, che era insito nella realtà nel momento in cui un determinato fatto si produceva. La storia quindi è da considerare come qualcosa di molto vivo, come un fermento che ancora si agita e in qualche modo divampa, esplode dentro gli eventi storici perché nulla è scontato. La storia è rimasta ancora quel calderone ribollente di energia che era al momento in cui quelle vicende si producevano. Il problema oggi a scuola e nei contesti educativi é che la storia si è trasformata in qualcosa di noioso, di scontato che, non essendo più modificabile e riguardando il passato, allora “chissenefrega”. Questo atteggiamento é tangibile adesso, in un’epoca in cui si sta
verificando una specie di nuovo medioevo: ci interessa l’attualità ed ignoriamo il passato. In realtà l’attualità è il risultato e la conseguenza del passato, e quindi la storia diventa qualcosa di noioso, gli studenti non hanno voglia di capirla e li induce ad imparare tutto a memoria per poi dimenticarsi quello che hanno studiato poco dopo. Quello che sta avvenendo non è casuale ma alla fine le persone – non tutte – la competenza della storia non la posseggono. Il filosofo spagnolo De Unamuno afferma: “se conosci la storia, sai
decifrare meglio il presente”, ci dice in poche parole che per esempio ci si può rendere conto dell’arrivo di una dittatura perché si conosce la fenomenologia con cui una dittatura si
sviluppa; perché l’hai studiata e l’hai capita. Malauguratamente se non l’hai fatto ti ritrovi impreparato, come si ritrovarono impreparati coloro che hanno subito la precedente
dittatura e non se ne sono accorti. Per esempio quando Mussolini comincia in via democratica – come Presidente del Consiglio – e pian piano opera delle restrizioni alle
libertà, si accende un dibattito enorme di intellettuali, giornalisti che si scrivono, che scrivono sui giornali ed iniziano a domandarsi se stia iniziando una dittatura? Questo
domandarsi, questo non capire è proprio legato al non conoscere la storia e non saper riconoscere gli eventi.

Da molti anni ti sei occupato di studiare approfonditamente le famiglie (Rotschild, Rockefeller, Warbung, Goldsmith solo per citarne alcuni) che – a quanto pare – hanno in pugno il Potere (quello con la P maiuscola). Per chi fosse interessato ad approfondire le tue ricerche può avventurarsi nelle letture dei tuo scritti ma, ora, per dare una cornice a cosa sta succedendo oggi, cosa puoi dire?
Le famiglie dei potenti avevano forse una valenza maggiore in passato visto che, oggi sono molto amalgamate tra loro. Oggi a proposito di Potere possiamo parlare di consorzi, trust, accordi vari di cartello, realtà multinazionali che condividono queste grandi famiglie, ormai alleate fra loro. Quello che però sta accadendo è una succubanza della politica alle finalità
economico-finanziarie dei grandi imprenditori e banchieri. Quindi in realtà proprio attraverso il fenomeno del lobbying che ho cercato di investigare a parte, perché è un qualcosa che non conosciamo, le grandi multinazionali riescono ad esercitare pressioni sulle attività legislative dei vari governi locali, nazionali o internazionali in modo da beneficiarne.
Ci sono lobbying buone e quelle cattive, cosa intendo? Per esempio, intendo che dal momento che le persone cieche fanno pressione sul Governo affinché abbatta le barriere
architettoniche, trovo sia una forma di lobbying positiva ma dall’altro lato se Amazon cerca di convincere il Congresso degli Stati Uniti a migliorare la sua situazione rispetto alla
concorrenza attuando leggi ad hoc, ecco che a questo punto si tratta di una forma di ingiustizia. Tra l’latro spudoratamente negli ultimi anni, il fenomeno del lobbying è
diventato addirittura legalizzato (per esempio all’Università Luiss di Roma hanno aperto da una manciata di anni la facoltà di lobbying). Trovo sia sconvolgente come si possa
trasformare in una cosa assolutamente legale e positiva una forma di attività fortemente antidemocratica.

Tra le pagine del tuo libro “I Rotshild e gli altri” paragoni le famiglie dei potenti a delle scatole cinesi perché é impossibile capire chi possiede cosa. Un essere umano oggi, volente o nolente, vive in un sistema di cui fa parte ma come fa a “muoversi” consapevolmente?
Non credo sia possibile se non ad un livello molto generalizzato nel senso che, ormai se cerchi di capire e segui la linea per arrivare a capire quale sia la proprietà di un certo gruppo,
trovi solo altri gruppi. Spesso la Multinazionale A controlla (magari solo con il 2%) la Multinazionale B, la quale controlla con più o meno il 2% la Multinazionale A. Il tutto perché
ci sono passaggi intermedi che sfuggono, la stessa Finanza Internazionale (chi si occupa proprio di controllare) non riesce a capire perché ci sono dinamiche diaboliche dietro, nel
senso di essere molto sofisticate. Oggi è impossibile arrivare a certi nomi perché ci vuole l’autorizzazione della Magistratura che spesso è collusa e non da nessuna autorizzazione, se non tramite una denuncia. Ma chi denuncia una Multinazionale ? Il discorso quindi è che, probabilmente quello che si può fare, è tenere gli occhi aperti rispetto soprattutto alla
generica e crescente mancanza di differenza tra gli interessi pubblici e quelli privati. Rendersi conto cioè, che sempre di più anche a livello locale, nazionale internazionale, chi
governa e chi quindi dovrebbe farlo nell’interesse del popolo, è legato a doppio filo a realtà imprenditoriali o finanziarie private che di fatto traggono beneficio a questa “attività
politica”. Letteralmente significa a favore della pólis (dal greco antico: città) e quindi a nostro favore. Questo è l’aspetto più grande. È come se un bambino andasse a chiedere
aiuto in confessionale al prete pedofilo. Noi ci troviamo in questa situazione: coloro che ci dovrebbero proteggere in realtà ci stanno facendo fuori, ci stanno utilizzando e non
riusciamo a comprenderlo.

Nella tua vita non sei mai sceso a compromessi e hai pertanto dovuto fare delle scelte per rimanere fedele a te stesso.
Non ho mai fatto compromessi e questo forse è uno dei lati più difficili del mio carattere, se prendo in mano una cosa la porto avanti senza scendere a nessuna forma di compromesso. Ho per esempio lasciato l’insegnamento nel 2016 perché non volevo più essere complice di un sistema che, di fatto, non era educativo ma diseducativo e che era sempre più nelle mani dei privati e in una sorta di logica aziendale. Ho lasciato l’insegnamento dopo 17 anni di precariato in cui mi sono sognato giorno e notte la mia cattedra di storia e filosofia e, quando l’ho ottenuta – vincendo due concorsi e arrivando ad uno dei licei più prestigiosi della provincia di Torino – da lì a due anni mi avevano cambiato le carte in tavola e, per me, era diventato orribile. Ero in continuazione dal dirigente a manifestargli il mio dissenso sul suo operato …l’ho addirittura portato in Tribunale. Questo passaggio ha condizionato tutto, l’uscire da questo sistema ha significato uscire dalle relazioni e sul lungo periodo significa penalizzare te stesso anche nella vita privata, facendoti ritrovare completamente da solo. Alcuni dicono che io abbia un brutto carattere. Sto imparando che, quando dicono che qualcuno ha un brutto carattere, significa semplicemente che ha un carattere mentre i più sembrano non averlo. Sembra che un destino simile stia succedendo anche alla cosiddetta controinformazione che mi ha fatto il vuoto intorno, soprattutto intorno a determinati libri. Quando vengono a sapere di cosa tratta il mio libro “Il milite ignaro” esordiscono così: “io non ne parlerò mai!” Alla domanda perché? La risposta è : “mi chiudono il canale, mi licenziano…”. In realtà sta succedendo che la controinformazione – per continuare ad esistere – deve smettere di fare controinformazione o la fa moderata e controllata. Chi spara veramente a zero e trova determinate cose – che non vogliono essere trovate -non viene invitato perché il canale si chiude…e, quando inizi ad avere 150'000 followers tu cominci a tenere più al tuo canale e alle tue visualizzazioni che non a quella che era la tua missione virando la rotta e seguendo altre direzioni.

In tutta questa saga di potenti della terra e l’economia mondiale dove si colloca la Svizzera?
Non mi sono mai interessato specificamente delle aree geografiche, però è chiaro che in Svizzera ci stia il grosso del patrimonio di queste famiglie potenti. Non a caso sono luoghi
che nessuno tocca, anche durante le guerre, perché qui ci sono gli interessi di molti. È chiaro che questa è la nazione di Basilea e della “Banca delle Banche” (ovvero la Banca che
controlla tutte le banche centrali al mondo). La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) è una banca di cui mi sono occupato nel libro “Lobbying” È sconvolgente la mole di privilegi che hanno i membri del Consiglio di Amministrazione della Banca dei Regolamenti Internazionali fondata da un nazista. Oggi la BRI gestisce i flussi internazionali ed è nelle
mani delle principali banche d’affari che la gestiscono a livello di proprietà. I membri godono di una speciale immunità di cui gode una nazione. Si parla di immunità di esecuzione e di giurisdizione. Queste due forme di immunità vengono godute dai membri del CdA della BRI, tra cui per esempio Mario Draghi. Questo fa capire il motivo per cui durante il suo mandato nessuno l’abbia mai contrastato, il Governo Draghi infatti non aveva opposizione, tutti si inchinavano di fronte a lui perché “intoccabile”.

Temi per la tua incolumità?
Ricevo tantissime minacce, a volte pesanti. Questa é una conseguenza necessaria ed inevitabile di quello che faccio e per me, che mi sparino tra un quarto d’ora o in un altro
momento, è solo un onore, tanto non me ne frega di invecchiare fino a 90 anni con qualcuno che mi cambia il pannolino. Preferisco assolutamente così. Il mio lavoro è questo,
e sono pronto a tirar fuori qualsiasi cosa io scopra, come ho sempre fatto, senza fermarmi davanti alla paura che, chiaramente è umana, però è uno stato d’animo che non è stato
indagato a sufficienza. La paura non è qualcosa che divide le persone le une dalle altre permettendo al potere di imperare, come si dice con quel noto modo di dire. In realtà la
paura fa un’altra cosa, e la fa per un semplice fatto: noi non abbiamo un fuori di noi, tutto ciò che vediamo e tutto ciò con cui interagiamo in realtà è una nostra rappresentazione.
Quando per esempio provo rabbia verso una persona, in realtà la rappresentazione mentale di me prova rabbia nei confronti della rappresentazione mentale di quella persona, che è
sempre una mia rappresentazione. Quindi, se provo rabbia verso qualcuno in realtà provo rabbia nei miei confronti. La paura fa questo, nel momento in cui provo paura di qualcosa in realtà dentro di me si crea una dissociazione tra il me, la rappresentazione di me e la rappresentazione di ciò che io temo. Il risultato? La dissociazione. Si prova paura di se stessi e, come sappiamo, la paura può paralizzare, atterrire, e cioè ti mette a terra e non ti permette di muoverti. Quando la paura sana, quella naturale, invece, ha il ruolo di farti scappare: la preda sente paura rispetto alla possibile presenza del predatore e fugge. Noi oggi spesso proviamo una paura innaturale, infusa dal potere, che è una paura che paralizza, che blocca e che non ti permette di capire cosa fare. Questa è la paura da vincere. Non a caso, Perseo quando affronta Medusa e capisce che lei fa leva sulla paura perché quanto ti guarda ti impietrisce, lui cosa fa? Invece di affrontarla direttamente guardandola, sapendo che verrà pietrificato, usa uno specchio e glielo rivolge contro guardando il suo riflesso e le taglia la testa. La paura non si può guardarla dritta negli occhi perché ti paralizza ma se la rifletti, e cioè ci rifletti e la riconosci e dici: questa è soltanto paura, lei si sgretola e così puoi tagliarle la testa. Non a caso Diana usa la testa di Medusa e la usa per spaventare gli altri. La paura serve per esercitare un potere. Basta misurarsi con lapaura, riconoscerla e sconfiggerla.

Maggiori informazioni sul lavoro di Pietro Ratto: www.boscoceduo.it
Andate a trovare Lucia e Filippo nella loro Libreria Libera di Lugano, angolo, corso elvezia,
Via Carlo Frasca 5, 6900 Lugano.Ad attendervi una ricca scelta di libri che possono aprirvi sia
il cuore ma soprattutto la mente.
https://www.instagram.com/librerialiberalugano?igsh=MTVhOHBtMHltdnI3MQ==

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