Che cos’è il counseling energetico
Maurice Cereghini ha cinquantaquattro anni e un aspetto incredibilmente giovanile. La sua energia è travolgente. Lavora quattordici ore al giorno e ha pazienti a in Italia e nella Svizzera italiana. In questa intervista ci parla della sua particolare attività di counselor energetico.
«Provengo da una famiglia di “guaritori di campagna”» ci dice. «Mia mamma e mia nonna erano quello che allora si chiamava “aggiusta-ossa”, ossia curavano le slogature, segnavano il fuoco di sant’Antonio e altre cose del genere. Io mi considero l’evoluzione di quel mondo. Mi sono laureato in psicologia e, nel 1992, ho aperto il mio studio, portando avanti quello che mi sentivo di fare.»
Come ti definiresti?
Guaritore è la parola che mi sembra più calzante, anche se la mia è soprattutto un’attività di counseling.
Ma pratichi un counseling particolare?
Sì perché, fin da bambino, ho sempre avuto la capacità di “sentire” le persone. Perciò posso raccontare a qualcuno la sua storia prima che lui o lei la racconti a me. Questo permette a me e al paziente di guadagnare tempo, perché le persone hanno la sensazione di conoscermi da sempre e si sentono in confidenza fin da quando decidono di fare un percorso con me.
Chi sono le persone che vengono da te?
Sono quasi sempre donne, almeno al novanta per cento. In quanto alla fascia di età, direi dai venti ai novant’anni. Una volta avevo soprattutto clienti di una certa età, ma adesso mi capitano anche giovani e giovanissime. Spesso, dopo un certo tempo, arrivano anche i mariti e i fidanzati delle mie pazienti. In compenso è molto difficile che un uomo venga direttamente da me.
Come mai?
Forse perché ho lavorato molto sul femminile. Mi sono occupato, per esempio, dell’accettazione dei traumi post-operatori come la mastectomia, o altre amputazioni importanti che portano delle mutazioni dell’immagine che la donna ha di sé. Ho anche partecipato a una trasmissione su Mediaset, intitolata “Bella più di prima”, che trattava questo tipo di problemi. Io mi concentravo sulla parte psicologica, ma c’erano anche la figlia di Aldo Coppola, Monica, vari chirurghi estetici e altri specialisti. Abbiamo avuto un discreto successo, tanto che la trasmissione è andata avanti per quattro stagioni. Per me è stata un’esperienza interessante anche se in fondo il mio ruolo consisteva nel fare davanti alle telecamere quello che faccio nel mio studio. Oggi poi sono molto aumentate le patologie legate alla sfera sessuale femminile, vulvopatie per esempio. Cose gravi e difficili da curare. Solitamente ne sono affette donne giovani, di trenta, quarant’anni al massimo. Ci sono famiglie che si sfasciano per questo. In genere si tratta di risposte a problemi psicologici. Quando mi capitano casi del genere, collaboro con medici che si occupano degli aspetti fisici della malattia.
Quindi tratti soprattutto problemi di tipo psicologico, non tanto problemi fisici?
Sì. Non mi occupo quasi più di malattie fisiche. Ho fatto questa scelta perché il mio approccio è quello del counseling. In certi casi uso anche altre tecniche, ma sempre per portare le persone a trovare dentro di sé le risposte a ciò che causa il loro disagio. La differenza tra il mio approccio e quello di altri terapeuti è che, come dicevo, solitamente sono io a parlare perché percepisco l’energia della persona. In realtà mi assumo una parte del lavoro che in una psicoterapia normale spetterebbe al paziente. Ciò permette di accorciare i tempi. A volte mi capita di vedere dei traumi che la persona ha rimosso, oppure ci sono malattie gravi difficili da accettare… e poi naturalmente ci sono moltissimi problemi legati alle relazioni, alle separazioni, ai divorzi, o ai lutti che sono quasi la stessa cosa, solo che nel divorzio il coniuge è ancora vivo e magari si rifà una vita, e allora subentrano la rabbia, i sensi di colpa. Il mio lavoro consiste nel far capire ai pazienti che spesso una perdita del genere può essere un’opportunità di cambiare, magari di trovare un’altra persona che ama di più.
C’è un grande bisogno d’amore?
Enorme. Quasi tutte le persone hanno paura di perdere l’amore, di non essere amate. Chi è vissuto a lungo con lo stesso partner ha paura di rimettersi in gioco, di uscire, di crearsi nuovi contatti. Ciò è vero in particolare nel Ticino, dove l’ambiente è piccolo.
Ma tutte le persone accettano che sia tu a dire loro la causa dei loro problemi?
Di solito, dopo un primo incontro, capisco se posso aiutare quella determinata persona oppure no. Non inizio una terapia se vedo che sarà inutile. Tra me e il paziente spesso nasce un rapporto che si potrebbe definire di “transfert”, ma che è anche di amicizia.
È vero che c’è un problema di solitudine, non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri?
Verissimo. E ciò vale anche per chi è in coppia. La gente non si parla. Io so cose delle mie pazienti che i loro mariti, o compagni, non sanno. Ci sono coppie che non si parlano mai faccia a faccia, preferiscono mandarsi messaggi con il cellulare, magari da una stanza all’altra della loro casa. Incredibile! Spesso si compensa questa mancanza di comunicazione bevendo. Si ha tendenza ad annegare lo stress nell’alcool e questa abitudine si è accentuata con il covid. Durante il lockdown la gente beveva a casa, oggi si beve fuori, ma comunque si beve. Uomini e donne senza distinzione.
Quindi lavori anche sulle dipendenze?
Certo. Solitamente non si dipende solo da una cosa. Si può dipendere da una persona come si dipende dall’alcool, dal fumo, dal gioco, dal sesso e così via. La perdita di una cosa porta all’abuso di un’altra. Importante in questi casi è che le persone riconoscano le loro dipendenze e ne parlino con me. Naturalmente io non divulgo mai il loro segreto, ma questa prima apertura fa si che, piano piano, riescano a parlarne con il partner, con gli amici più stretti e così via. Si tratta di un primo passo verso la guarigione.
Fai counseling di coppia?
Lo facevo una volta, ma ora non più. Preferisco prendere le persone separatamente. Per me ogni persona ha la sua storia e voglio sentirla senza essere condizionato dalla presenza di un partner.
Ti occupi anche di persone che vogliono cambiare sesso?
Si, ne ho seguite parecchie, sia in Ticino che in Italia. Dato che vedo principalmente donne, i casi di cui mi occupo sono soprattutto ragazze giovani che vogliono diventare maschi. Direi che sono in aumento. Per come la vedo io, l’anima a volte non ha la stessa sessualità del corpo. È questo che spinge a desiderare di cambiare sesso. Collaboro con alcune amiche psicologhe che si occupano di questi casi e devo dire che sono riuscito a fermare alcune pazienti quando capivo che la loro anima non voleva fare la transizione. Una di queste in particolare era una ragazza ancora minorenne. Mi sono reso conto che in realtà voleva punire i suoi genitori. Era come se dicesse: “Non mi ammazzo, ma sradico con la chirurgia la persona che ho dentro.”
Hai l’impressione che la società sia molto cambiata negli ultimi anni?
Certo! E non solo perché sono cambiati i valori e le figure di riferimento. È cambiata la frequenza del tempo. Tutto si è velocizzato. La gente non vuole più fare un percorso di crescita, vuole star bene subito e a volte preferisce prendere psicofarmaci piuttosto che intraprendere una terapia.
Sei contrario ai farmaci?
Io non sono contrario ai farmaci. Non mi permetterei mai di dire a un paziente di non prendere un farmaco che gli è stato prescritto da uno specialista. Io stesso, che ho il diabete, sono contento che ci sia l’insulina. Del resto anche la malattia può essere un percorso di accettazione, un mezzo di crescita. Per me il diabete è stato un grande mezzo di crescita.
Dipende da come si vive la malattia?
Naturalmente e poi c’è il modo in cui la malattia viene vista e curata. In passato alcune donne che soffrivano di fibromialgia venivano trattate come ipocondriache. Ne ho conosciute alcune che venivano mandate in clinica psichiatrica nonostante io sentissi che il loro dolore era autentico. Oggi per fortuna la loro malattia è più riconosciuta e si sono trovate delle cure.
Come vedi il futuro?
Viviamo tempi difficili e credo che ci stiamo involvendo. Si parla molto di pace ma non si è capaci di manifestare la pace né nella sfera privata né in quella pubblica. Vedo coppie che si separano molto facilmente e spesso il motivo della separazione è puramente economico. La moglie abbandona il marito perché la sua situazione finanziaria è peggiorata, perché si può più permettere il SUV, la vacanza costosa, perché non le regala più la borsetta firmata. A raccontarlo non sembra vero, eppure è così. Effetto del materialismo? Assolutamente sì. Per fortuna ci sono ancora alcune persone che cercano di capirsi, che intraprendono percorsi di crescita, che fanno per esempio le Costellazioni familiari. Spesso però queste persone pensano di aiutare gli altri, di diventare terapeuti. Credo che dovrebbero cominciare con aiutare sé stesse prima di fare terapia agli altri.