Il tempo ritrovato
In “Resuscitare”, Igor Sibaldi, scrittore, filosofo, slavista e traduttore oltre che dal russo anche dal greco antico e dall’ebraico, affronta il tema della reversibilità del tempo, che ha affascinato da sempre e che la fisica moderna sembra confermare come possibilità, seppure ancora remota. In questa intervista Sibaldi risponde a qualche domanda sulla sua opera.
Nel tuo libro «Resuscitare» parli della facoltà di far rivivere un tempo passato e di richiamare in vita persone care come di una facoltà alla portata dell’essere umano. Questa facoltà è stata esercitata in tempi lontani. Quali sono gli esempi più famosi di “resuscitatori”?
La notizia più antica risale a quattromila anni fa, e si trova nel mito e nel culto della dea egizia Iside: Iside resuscita non un uomo, bensì un dio, Osiride, ucciso e smembrato dal fratello Seth. La vicenda colpisce per due ragioni, entrambe sorprendenti per noi: la prima, è la morte – per assassinio – di un dio. L’Occidente attuale non sa che un dio può morire e che la morte di un dio è più crudele della morte degli uomini: gli uomini possono sperare in un Aldilà, ma un dio è già nell’Aldilà e non c’è un Aldilà dell’Aldilà; morire, per un dio, è sparire in un nulla, è non esserci più in alcun modo. La grandezza, l’audacia, la grande novità del mito di Iside sta proprio nell’ammettere l’idea di un nulla dopo la morte – il che nessun’altra religione, e neppure la religione egizia, aveva osato fare.
La seconda ragione per la quale il mito di Iside ci appare straordinario, è nel suo basarsi sulla possibilità di spostarsi lungo la corrente del tempo come noi lo intendiamo solitamente. Per resuscitare Osiride, Iside esce dal tempo unidirezionale (dal tempo che procede soltanto dal passato al futuro): Iside ritorna a quando Osiride era ancora vivo e riesce a chiamarlo, perché anche Osiride esca dal tempo unidirezionale. La “resurrezione” è intesa, qui, come l’accesso a un altro tempo diverso, parallelo, nel quale si può sia tornare indietro, sia correre avanti. La fisica moderna, a partire dai cosiddetti “ponti di Einstein-Rosen” fino ai cunicoli spaziotemporali teorizzati da Hawking, Thorpe, Nòvikov ecc., e anche la psicologia della memoria di Pierre Janet, ricalcano e confermano – senza citarlo, forse senza saperlo – il mito di Iside.
L’altro grande esempio di resurrezione è quello di Maria Maddalena, che secondo il bellissimo Vangelo di Maria (I secolo d.C.), insegnò ai discepoli come uscire dal tempo e incontrarsi con Gesù, poco dopo la sua morte; e la tecnica di Maddalena ricalca l’antico mito egizio.
Questa capacità di proiettarsi nel passato è quindi legata a un processo di distacco dal nostro tempo?
Sì, ma non a una negazione del nostro tempo. Il nostro tempo unidirezionale, quello che usiamo per fissare un appuntamento o per prendere un treno, diventa soltanto un tipo di tempo, che non ne esclude altri. Nella nostra epoca, la non-unicità, la non-assolutezza del tempo unidirezionale risale alla prima teoria della relatività di Einstein (1905) e ha trovato la sua più suggestiva espressione nella Ricerca del tempo perduto di Proust. Prima del 1905, valeva la certezza, proclamata da Newton, che il tempo fosse uno solo e assoluto – certezza che oggi non esiste più.
Che cosa si opponeva nel passato all’esercizio di questa facoltà e che cosa vi si oppone oggi?
Si opponevano a questa facoltà le abitudini di pensiero, la paura di una novità tanto ampia e semplice, l’ostilità profonda (ebraica, cristiana, islamica) per la cultura egizia e anche, nel caso della Maddalena, preoccupazioni religiose: se infatti chiunque avesse potuto conversare con Gesù nel tempo parallelo, sarebbe venuta meno la funzione della Chiesa quale intermediaria (pontifex significa “costruttore di ponti”) tra l’umanità e la Trinità. Oggi, a questa scoperta del tempo parallelo non si oppone più nulla, se non il fatto che moltissimi non ne hanno mai sentito parlare.
Infatti la fisica moderna ammette il ritorno al passato?
Negli anni Trenta, Einstein e Rosen hanno “progettato ponti spazio-temporali”: dalla teoria della relatività risulta che lo spazio-tempo sia curvo, come può esserlo un foglio di carta mentre scivola giù dalla scrivania; intorno allo spazio-tempo c’è un’altra dimensione extra-spaziale ed extra-temporale. Due punti lontani tra loro nello spazio-tempo possono dunque essere collegati da un corridoio, o cunicolo, che attraversi quell’altra dimensione, e nel quale non esistono distanze (non essendo una dimensione spazio-temporale): si potrebbe cioè, restando nella propria stanza, tendere il braccio attraverso uno di quei cunicoli e stringere la mano a Einstein, a Giovanna d’Arco o alla Maddalena. Dagli Trenta in poi si sono studiate la fattibilità, la percorribilità e la pericolosità di quei cunicoli; attualmente, l’opinione generale, sostenuta tra gli altri da Kip Thorpe (premio Nobel 2017), è che per costruire un cunicolo occorra la cosiddetta “materia esotica”, una materia, cioè, che non obbedisca alle leggi valide nel nostro spazio-tempo: e agli autori di importanti ricerche sulla “materia esotica” è stato assegnato il premio Nobel del 2016.
Tra gli esempi di “resuscitatori” hai citato soprattutto personaggi femminili. Riallacciandomi a quanto hai detto nella tua recente conferenza a Lugano su Adamo ed Eva, visti come facoltà psichiche insite nell’essere umano, si può dire che il femminile (non necessariamente collegato solo alla donna) ha una maggiore capacità di entrare nella dimensione del “non tempo” che permette di far rivivere il passato?
Certo, nelle Scritture, soprattutto nella Genesi e nel Vangelo di Giovanni, la figura femminile è associata spesso alla genialità. Ma in questo caso entra in gioco anche un altro fattore: accade che idee potenti, rifiutate dalle autorità di una o più epoche, si trasmettano attraverso i secoli per vie secondarie, marginali, come le culture femminili e anche le fiabe. Furono alcune donne a salvare e ad allevare il piccolo Mosè, così come fu Maddalena la guida del cristianesimo gnostico. E non per nulla, le nostre tre fiabe più famose hanno protagoniste femminili: Cappuccetto Rosso, Biancaneve, la Bella Addormentata. La mentalità femminile, appunto perché tradizionalmente esclusa dalla cultura dominante, è a volte più libera e ha memoria più coraggiosa della mentalità maschile, legata a questioni di potere e quindi di obbedienza.
Igor Sibaldi “Resuscitare”, edizioni Mondadori
I “fantasmi” di Versailles
Molti anni fa ho incontrato a Parigi Olivier Costa de Beauregard, fisico, allievo di Einstein e uno degli oratori di Eranos, il centro di conferenze creato negli anni Venti ad Ascona da Carl Gustav Jung e da Olga Froebe-Capteyn. Nel corso della conversazione, che aveva per tema il tempo, il professore mi ha citato un episodio avvenuto nel 1901 nel parco del castello di Versailles, dove due insegnanti inglesi: Anne Moberly ed Eleanor Jourdain, vissero un vero e proprio viaggio nel tempo che le riportò ai tempi di Maria Antonietta.
Nel 1911, le due donne pubblicarono un libro intitolato “An Adventure” in cui narravano la loro esperienza. La pubblicazione suscitò grande scalpore e infinite controversie. Negli anni Cinquanta il libro uscì in Francia con il titolo “Les fantômes de Trianon” e una prefazione di Jean Cocteau che sosteneva l’autenticità di quanto narrato dalle due amiche. Il professor Costa de Beauregard ha commentato il racconto, dicendo che anche Einstein, interrogato in proposito, aveva detto di ritenere assolutamente possibile che qualcuno potesse “cadere nelle pieghe del tempo”.
F.B.