Alchimia e misteri nella Venezia del Cinquecento
Sabina Marineo, scrittrice e studiosa appassionata di misteri storici, sta per pubblicare un nuovo romanzo.“Si tratta”, ci dice l’autrice, “della terza parte di una trilogia di vicende ambientate nella Venezia del Cinquecento. Un periodo di grande splendore artistico e culturale della Serenissima. In questo specifico romanzo affronto un tema particolare che è quello degli esordi della stampa. In quel periodo Venezia era infatti una delle capitali del libro stampato di cui c’era una grande produzione. Alcuni tipografi tedeschi si erano trasferiti nella città lagunare e vi avevano aperto le loro botteghe, proprio perché sapevano che quello era un luogo ideale per sviluppare il loro mestiere. Questo terzo libro è incentrato sul tema della stampa perché la vicenda gira attorno a un manoscritto…
Nei tuoi romanzi vi è sempre un elemento misterioso: un quadro, un personaggio enigmatico o, in questo caso, un manoscritto…
Esatto. Nel primo romanzo si trattava di un quadro, un dipinto del Giorgione, inventato da me tra l’altro, sempre naturalmente basandomi su elementi storici. Il quadro s’intitola “La Nuda” e potrebbe essere una Venere. Il secondo romanzo parla invece di una ragazza sconosciuta, misteriosa, che appare dal nulla e viene chiamata “La Selvatica” per il suo comportamento che non rientra negli schemi sociali del tempo. Ora, in questo terzo libro, affronto invece il tema di un manoscritto.
Il romanzo però tratta anche di un altro argomento che mi ha sempre affascinato e che è molto presente nella Venezia del Cinquecento. Voglio parlare dell’alchimia. Sappiamo infatti che in una città importante come era Venezia a quei tempi, sicuramente era tra le prime d’Europa in quanto a cultura, apertura e flusso di popolazioni, arrivavano le tradizioni più diverse e tra queste anche la magia e l’alchimia. Quindi Venezia viveva a quei tempi un esoterismo discreto, nascosto, di cui si sa molto poco perché solitamente si tende ad associare l’occulto ad altre città. Io però ho inserito anche questo elemento nel mio terzo romanzo in cui, come nei precedenti, vi sono sempre azione, delitti, duelli.
I protagonisti rimangono gli stessi? la nobile Bianca Spinola, il pittore Morto da Feltre…
Sì, c’è sempre Bianca. Ho amato questo personaggio fin dall’inizio, proprio perché era una donna particolare, molto diversa dallo schema del femminino dell’epoca: una donna che amava vestirsi da uomo per poter vivere più liberamente, che non era disposta ad accettare le imposizioni, le restrizioni e le vessazioni cui andava soggetto il femmineo sesso. Qualche storico potrà obiettare che un personaggio come Bianca, una donna vestita da cavaliere con la spada facile, in un’epoca come quella non è molto credibile. Eppure donne così ce n’erano, seppure rare. Basta pensare alla regina Cristina di Svezia che indossava con piacere abiti maschili e portava la spada al fianco. La regina è vissuta cent’anni dopo l’epoca di Bianca, ma anche quello era un tempo dominato da un patriarcato con la voce grossa che relegava le donne nelle cucine, nei salotti o nelle alcove. Certo, quando si parla di patrizie, si parla di donne che appartenevano a classi privilegiate e quindi potevano permettersi delle bizzarrie. Il loro ceto e la grande ricchezza di cui disponevano gli consentiva inoltre di spostarsi con un seguito di uomini armati, pronti a difenderle in caso di aggressione. E Bianca Spìnola lo ammette senza remore nel terzo romanzo, intrattenendosi con una giovane popolana.
Quindi sì, nel romanzo c’è ancora lei, la patrizia genovese dal carattere indipendente, volitivo e a volte abbastanza scontroso.
E Morto da Feltre?
Il Morto da Feltre, compagno di Bianca, è un altro personaggio cui mi sono molto affezionata. Fin dal primo romanzo mi è piaciuto accostare queste due figure così diverse, perché Bianca è una patrizia genovese e il Morto da Feltre è un artista squattrinato giunto dalla campagna. Diversamente da Bianca, il Morto è realmente esistito, anche se di lui non si sa quasi nulla. Un curiosità: nei miei romanzi il Morto da Feltre è un ottimo pittore e uno spadaccino imbattibile e, secondo il Vasari, il personaggio storico avrebbe intrapreso la carriera delle armi ad un certo punto della sua vita e sarebbe caduto in combattimento a Zara. In realtà sembra sia morto a Venezia nel 1526, ma un’eventuale esperienza del pittore sul campo di battaglia mi ha ispirato quando gli ho messo la spada nel pugno.
Tornando al romanzo, ritroveremo altri personaggi cui mi sento in qualche modo legata: il patrizio Taddeo Contarini e Agnese Mocenigo, la furba nobildonna che sa tutto di tutti e riesce sempre ad offrire la soluzione giusta al momento giusto. Ci sarà anche il giovane Paris, che nel frattempo è diventato pittore anche lui. E, naturalmente, l’incisore Giulio Campagnola.
Ci saranno personaggi nuovi?
Sì, in questo terzo libro ho inserito diversi personaggi nuovi. In particolare, ce n’è uno di cui mi sono innamorata e questa volta è un personaggio che viene dalla Germania. Si tratta di un occultista molto famoso: Cornelio Agrippa da Nettesheim. La sua figura mi aveva sempre colpito e quando, studiando la sua vita, ho scoperto che si trovava a Venezia e a Padova proprio in quegli anni, ho pensato che potevo fare il tentativo un po’ audace di inserirlo nella vicenda. Devo dire che ne è uscito un personaggio estremamente simpatico, tanto che mi è spiaciuto doverlo lasciare alla fine del libro.
Ti hanno richiesto molte ricerche questi libri?
Sì, certo. Anche se devo dire che avevo la fortuna, grazie alla mia passione per quel periodo storico, di avere già una buona infarinatura sul modo di vivere dei veneziani nel Cinquecento. Sapevo più o meno cosa succedeva dentro i loro palazzi, quello che mangiavano, come era fatta la città, come erano i mercati, e così via. Ma è chiaro che prima di iniziare un romanzo devo sempre fare una ricerca supplementare sui temi più specifici che intendo trattare nella narrazione. In questo caso mi sono documentata sulle tecniche di stampa dell’epoca, sulle gioie e i dolori dei tipografi, sugli occultisti e altro.
Quando uscirà il libro?
Non so ancora esattamente se sarà negli ultimi giorni di quest’anno o nei primi mesi dell’anno prossimo. Ma la pubblicazione è ormai vicina.
Sarà il tuo ultimo romanzo ambientato nel Cinquecento veneziano o ce ne saranno altri?
Per la verità non saprei. Avevo pensato che sarebbe stato l’ultimo di una trilogia incentrata su Bianca Spìnola e sul Morto da Feltre, forse in futuro scriverò altre storie con altri personaggi del tutto nuovi. Ma può darsi che la simpatia che provo quei due mi spinga a scrivere un quarto romanzo incentrato sulle loro gesta.